Archivio per Vangelo

“Non preoccupatevi”

uccelli_migratoriLe immagini sono belle, stupende. Gli uccelli che volano liberi nel cielo, i colori dei fiori del campo, sembra per un attimo di essere dentro a quella natura pulita che spesso oggi è un ricordo. Ci piace un Maestro attento nell’accarezzare con la poesia la bellezza della natura. Ma dietro le immagini affasci-nanti il messaggio è profondo. Cosa significa vivere la serenità oggi? Cosa vuol dire “non preoccuparsi” per noi uomini di questo tempo che sembriamo invece vivere di preoccupazioni?

Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno. Non preoccupatevi del cibo e del vestito (oggi potremmo tradurre dell’immagine e della griffe). Vivere fidandoci di quella che la generazione pas-sata chiamava “la provvidenza”, che cosa sarebbe? Ingenuità? Essere fuori dal mondo? Vivere in una dimensione da sogno? Restiamo ancorati alla nostra realtà. Sicuramente. Non ci facciamo illusioni. Non ci nascondiamo la quotidiana guerra. Ma non siamo soli. C’è un Dio  che sempre ci prende per mano.

“Ma io vi dico…”

ma io vi dicoSembra quasi un ritornello questo “ma io vi dico”. Come se il Maestro di Nazareth volesse dare una svolta, girare pagina rispetto ad una religione ridotta a regole fredde, a formalità osservate per paura, senza un fuoco d’amore sotto. Il fratello invece del generico “altro”. Il perdono al posto della vendetta.

Ricostruire un rapporto contro un’indifferenza glaciale. Amare chi ti vuole male. Vincere il male con la luce del bene. Cosa sono? Sogni? Utopie irrealizzabili? Semplicemente quel pacchetto di belle parole che vengono dette in chiesa… ma la vita fuori è un’altra cosa?

Oppure sono una proposta. Un modo di vivere più umano che tu puoi scegliere. Non ti viene imposto. Non sono una legge, sono uno stile di vita. Vincere il male che ti circonda con un gesto d’amore, spegnere l’odio con un sorriso, non sono cose impossibili. Sono una scelta. Difficile? Sicuramente impegnativa. Ma è altrettanto grande la serenità che porta. È un raggio di luce in una notte di nebbia.

Uno stile

Gesù-paroleUna serie di immagini forti. A volte così crude da dare fastidio. Chi le ascoltava per la prima volta di sicuro è rimasto perplesso. Ma anche a noi bruciano se non diamo per scontato quanto ascoltiamo nel vangelo. Gesù prende a prestito il linguaggio di fuoco degli antichi profeti per parlare, in fondo, di coerenza. Ci propone uno stile.

Di chi non guarda all’apparenza, all’immagine. Ma a quello che c’è nel profondo di noi. Ci vuole così il Maestro di Nazareth, riconciliati tra noi, trasparenti nelle relazio-ni affettive. Lui non è venuto a cancellare la tradizione religiosa d’Israele. Sono venuto – dice – a dare compimento. Cioè a mettere dentro alle regole un motivo.

A caricare il nostro rapporto con Dio e con gli altri con il calore dell’amore. Non il freddo calcolo di una legge, non un’adesione formale dietro cui regna il vuoto. Le parole del Vangelo sono uno stile. Lo stile di chi si sente amato e per questo è capace di amare. Si sente perdo-nato e per questo è capace di offrire sempre nuove possibilità.

“Beati i normali”

Gesù inizia il suo insegnamento. È come se ad un certo punto, mentre già le prime folle di persone lo seguono, sentisse l’esigenza di dire chiaro qual è il suo pensiero.

beatitudiniDiversissimo, lo cogliamo subito, dagli elenchi di precetti dei dottori della legge, altrettanto lontano dalle rigorose liturgie dei sacerdoti del tempio. Ma siamo distanti anche dalle attese di chi sognava un Messia potente, trionfatore… Sono “beati” i poveri, coloro che costruiscono pace, chi resta indignato di fronte all’ingiustizia, chi è misericordioso, chi ha il cuore puro, magari quasi da sembrare ingenuo.

Ma guardiamo bene. Chi sono le persone delle Beatitudini? Sono proprio le persone normali, siamo noi con i nostri limiti e i nostri desideri profondi di bene. Siamo noi “chiamati” a non accontentarci della realtà, ma a modificarla portandovi dentro un raggio di luce. Nessun eroismo. Nessuna débacle. La luce che ci regala il Signore entra nella normalità dei nostri giorni e ci trasforma dentro. Ci offre serenità.

Pescatori di uomini

pescatori-di-uominiSono i primi passi di Gesù nella vita pubblica. La prima scelta è una chiamata. Non siamo nel tempio di Gerusalemme né nel palazzo del Governatore romano. Ci troviamo sulla riva del lago di Galilea. I chiamati non sono i dottori della legge, né i sacer-doti del tempio, né i potenti della reggia. “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”.

La proposta è fatta a dei pescatori che stavano sistemando le loro reti a riva. Li chiama con le parole e le immagini della loro professione. Li chiama “dentro” la loro vita. Una scelta in linea con le altre: la Comunità dei discepoli, quella che porterà un giorno l’annuncio fino ai confini della terra, è fatta di persone povere, limitate, semplici.

“Nella tua fragilità risplende ancora di più la mia potenza”, risponde un giorno a Paolo il Risorto. E se la cronaca di questi giorni ci fa star male di fronte agli scandali all’interno della nostra Diocesi, questo non ci deve scoraggiare. Né ci deve fermare. Il mio “sì” dev’essere ancora più convinto, la mia testimonianza ancor più trasparente.

Io ho visto e ho testimoniato

Seconda domenica: siamo entrati nel tempo ordinario. Ma il vangelo di Giovanni ci riporta ancora al battesimo di Gesù. Ascoltiamo la testimonianza del Battista. Io ho visto, dice il profeta del deserto di Giuda. È venuto come tanti altri, all’inizio non l’ avevo neanche riconosciuto.

Agnello-di-DioIo ho visto scendere su di lui lo Spirito. Ho sentito la voce dal cielo. Io di tutto questo sono testimone. Posso affermare: questi è il Figlio di Dio. E ai suoi discepoli dice: seguite Lui ora… è l’Agnello di Dio venuto a togliere il peccato dal mondo. Io sono venuto solo a preparargli la strada, a battezzare con l’acqua del Giordano finché lui si fosse fatto conoscere al mondo.

È forte la testimonianza di Giovanni! E diventa per noi un invito. Ad essere anche noi testimoni di un Dio che, discreto e presente, ci cammina a fianco, sostiene i nostri passi, fascia le nostre ferite, illumina il nostro buio. Un volto sereno anche nella fatica, più di inutili parole, può essere vera testimonianza per chi ci vive accanto.

Tempo ordinario

tempo-ordinarioDopo la festa del Battesimo del Signore ritorniamo al tempo ordinario, il colore liturgico è il verde. Riprendiamo le attività della Comunità, il Catechismo, i Gruppi. Resta in noi la luce del Natale. Lo stupore di vedere un Dio che è venuto a camminare con noi, a condividere tutto della nostra storia.

Sulle rive del Giordano

battesimo-del-signoreSono passati tanti anni dalla capanna di Betlemme. Tempo di silenzio per il figlio di Giuseppe, il tecnico di Nazareth. Da alcuni anni Giovanni raccoglieva folle attorno alla sua parola sferzante e al battesimo che amministrava lungo il fiume Giordano, nel tratto dov’è una striscia sottile di verde in mezzo alle rocce rosse del deserto di Giuda.

E Gesù là, in fila con chi chiede un battesimo di penitenza. “Tu vieni da me?” È allibito Giovanni. Lui sa chi è, il figlio del tecnico è in realtà il Messia, il Figlio di Dio, l’atteso da tutto Israele. Tu vieni da me?

Lascia fare. Questo è il mio stile. Quello iniziato venendo nel mondo in una capanna e che finirà su una croce. Questo è il mio stile di Figlio di Dio venuto a condividere ogni povertà dell’uomo. E lo conferma potente la voce dal cielo. “È il mio Figlio, in Lui mi compiaccio”, mi piace la sua scelta. Oggi, nel ricordo del battesimo che ci ha fatto cristiani, anche noi rinnoviamo la scelta di  questo stile!

Capodanno ed Epifania

epifaniaIn questa settimana affidiamo al Signore, sostenuti dal volto materno di Maria, i primi giorni del nuovo anno civile. Venerdì vivremo la festa dell’Epifania del Signore: il Bimbo di Betlemme che si fa conoscere al mondo; tutti i popoli e le culture di ogni tempo sono invitati a rischiararsi alla sua luce! Siamo noi quei Magi, uomini in cammino, che trovano in Cristo la stella polare che dà un orizzonte alla nostra vita.

Fogli bianchi

agendaScorro quasi per curiosità le pagine bianche di un’agenda nuova.
C’è già segnato qualche appuntamento, e poi una serie di fogli vuoti. Cosa mi porteranno quei giorni?

Quali momenti vivrò nell’anno nuovo che si apre? Ho in mente progetti che vorrei realizzare. Ma ho anche quel sottile filo di paura che è il timore dell’incognito. Di quello che non so e non posso sapere.

“Ti benedica il Signore e ti protegga”, è l’antica  benedizione del popolo d’Israele, “il Signore rivolga a te il suo sguardo e ti doni pace”. Sì… pace.

Quanto bisogno ha il mondo di pace? Ma quanto bisogno ne ho anch’io, piccolo uomo di oggi, nella frenetica corsa dei giorni! Cerco. Cerco e conservo fisso nel cuore quel raggio di luce che mi viene ancora dalla capanna di Betlemme, mentre Maria mi offre il suo Bimbo.

Tu sei come me, Signore. Non sono solo. C’è la tua mano che mi accompagna anche nel nuovo anno che si apre.